Sul finire degli anni trenta, un gruppo di cittadini di Dro, si costituisce in apposito comitato, per dar vita nel Comune ad una istituzione che si occupi degli anziani indigenti e bisognosi di cure e alloggio.

Sul finire degli anni trenta, un gruppo di cittadini di Dro, si costituisce in apposito comitato, per dar vita nel Comune ad una istituzione che si occupi degli anziani indigenti e bisognosi di cure e alloggio.
a cura di Michele Liboni
Gli intensi lavori di ristrutturazione ed ampliamento attuati nella Casa di Soggiorno per Anziani di Dro fra gli anni 2004/2005, hanno offerto lo spunto per ripercorre brevemente la storia di questa istituzione socio-assistenziale che oggi rappresenta per l'intero Basso Sarca una realtà di primaria importanza.
A raccontarci la storia della nascita di questa istituzione è un documento redatto in occasione di una passata ristrutturazione risalente agli ultimi anni '70 del 1900. In esso traspare una storia che, vista con gli occhi di oggi ci lascia sorpresi e quasi increduli.
E' in ogni caso l'immagine di un tempo ormai passato che mostra però quanta partecipazione e sensibilità ci fosse attorno a questo tipo di problematiche. Un retaggio per le nostre comunità che affondava le radici fin nel secolo XVIII e che trovava un sostegno nella particolare politica sociale attuata durante il cosiddetto "Ventennio".
Oggi - nella Provincia Autonoma di Trento - assistiamo ad una fase di qrande espansione ed attenzione al problema assistenziale con particolare riferimento agli anziani. E' sotto gli occhi di tutti quanto si sia prolungata la "terza età" e di conseguenza gli interventi verso il "pianeta anziani" è oggi più che mai attuale, importante e necessario.
Lasciamo ora parlare il vecchio manoscritto.
Siamo nell'anno 1939. Il Podestà del Comune di Dro, il comm.Aldo Guglielmotti, intelligente amministratore attivo, uomo di gran cuore che sa comprendere e lenire tanta miseria della nostra povera gente dei campi.
Sono questi anni difficili. Il nostro Comune privo di risorse e di cespiti d'entrata è in pessime condizioni e non può sostenere la spesa dei pochi ricoverati che stanno nel Ricovero della città di Arco, che dalla Direzione verranno così senz'altro restituiti al comune di Dro. Altri vecchi del paese malati, abbandonati, vivono nella più squallida miseria senza nessuna assistenza.
Bisognava assolutamente provvedere per questi esseri tanto infelici; ma come fare senza alcun mezzo? Dove ricoverarli e come procurargli un ambiente comodo, un vitto sufficiente, un'assistenza pietosa?
Aldo Guglielmotti abituato fin dalla gioventù ardente ad agire per il bene d'un ideale pensa e vuole che a Dro sorga subito una casa di ricovero dove i vecchi miseri del paese abbiano una vita tranquilla e serena nei loro ultimi anni.
E' il dicembre 1939. Egli chiama intorno a se attivi e buoni cittadini ed espone loro il suo ardente desiderio, la necessità impellente. Essi plaudono alla sua idea entusiasti.
Costituisce subito il comitato composto dei signori Augusto Sommadossi, maestro in pensione, Giulio Santoni, dott. Pastorini Gustavo, medico condotto, Beniamino Boninsegna, Giovanni Policelli, Ottorino Naimor, Giuseppe Sartorelli.
Le prime offerte già si raccolgono fra i componenti del comitato. Sono i primi denari che danno inizio alla grande opera. I signori Sommadossi Augusto, Ottorino Naimor, Policelli Giovanni, Giulio Santoni, visitano le famiglie più agiate del paese spiegando la nobile iniziativa e raccogliendo le offerte. Si raccolgono £. 3000.
Il comm. Bianchi, uomo generoso promette un'offerta continua mensile di £-50 per tutto l'anno 1940.
Nella località all'Isola sta una vecchia casa comunale, in pessime condizioni, tutta da riattare. Il podestà Guglielmotti, con la somma raccolta e, aggiungendo nuovo denaro, inizia subito i lavori di restauro del vecchio casolare. La casa si trasforma come per un miracolo. Gli operai lavorano guidati e incoraggiati dal Podestà che vive intere giornate con loro; vuole far presto perché i vecchi aspettano un asilo sicuro, un riparo nella fredda stagione.
I lavori sono ultimati. L'elettricista Tomasi Mario della Centrale presta la sua opera gratuita aiutato da due operai e fa tutto l'impianto elettrico gratuitamente.
Molti contadini del paese incuranti del freddo, in questa eccezionale cruda stagione tagliano 40 quintali di legna che serviranno al ricovero.
La casa è fatta, ma ora ci mancano tutti i mobili necessari per arredarla. Bisogna ancora battere al cuore dei buoni.
Il Podestà instancabile, rivolge a diversi enti la preghiera dell'offerta di un letto. La S.I.T., il Comm. Bianchi, il Consorzio irriguo, l'Unione cooperativa, la Cassa rurale rispondono all'appello e regalano un lettino bianco completo. Ma perché la casa possa essere abitata occorrono mobili, biancheria, stoviglie, ecc.
Il Podestà forma allora un comitato composto di gentili signore che dovranno procurare gli arredi necessari.
Il comitato è composto della signora Gisella Angelini, Giovanna Guglielmotti, Carlotta Sommadossi, Rosa Nardini, Valeria Angelini e Maria Vivaldelli.
Di casa in casa, in paese e fuori domando l'obolo instancabili vanno diverse signore del comitato. Nessuno rifiuta. Lo scopo è santo ed il popolo è entusiasta. Tutti agiati e poveri, danno la loro offerta in generi, denaro, biancheria, mobili, utensili necessari. Mobili vecchi, dimenticati nei ripostigli tornano a brillare di gioventù, verniciati di bianco. Tutto riparato e lucidato.
Le signore hanno un gran lavoro a preparare la casa aiutate dal buon bidello della scuola Vitale Matteotti che anche in questa occasione mostrò bontà d'animo e saggezza. In pochi giorni tante furono le offerte che il ricovero era pronto per ospitare i vecchi.
Così il 9 gennaio 1940 fervono gli ultimi preparativi per accogliere i primi ospiti. La sig. Guglielmotti si reca ad Arco al Ricovero a prelevare i tre miseri vecchi e li porta a Dro loro paese natale: due vecchie prive di ragione paralizzate e uno scemo. Sono le perle preziose che attireranno la benedizione di Dio sulla nuova, nostra piccola casa e sui benefattori. Giungono subito altre due vecchiette del paese. Tutti sono accolti con amore festoso; si inizia così nella casa la nuova vita, accanto alla sofferenza. I cinque ricoverati sono assistiti da due donne di servizio e a turno, amorevolmente, dalle signore del comitato.
Finalmente ciò che era, in principio solo un grande desiderio divenne viva realtà per la volontà di Aldo Guglielmotti che diresse, guidò e volle questa grande opera umanitaria.
Il giorno 18 gennaio ebbe luogo, con una semplice cerimonia, l'inaugurazione e le benedizione del ricovero di Dro, alla presenza di tutte le autorità del paese e di molti cittadini.
Il molto Rev. Parroco don Vito Casari benedisse la casa e i ricoverati. Rivolse parole commoventi di benedizione che lasciarono comprendere tutto il suo compiacimento per la realizzazione di questa opera.
Il podestà Guglielmotti disse a tutti la sua viva riconoscenza per l'aiuto valido prestato e ringraziò.
Ed ora tutto procede con ordine e precisione. L'assistenza delle due brave donne di servizio e delle signore del comitato è encomiabile. Auguriamo che il paese ami sempre questa casa e i benefattori aumentino, così i beneficati saranno molti che godranno in pace i loro ultimi anni.
Era grande desiderio del Podestà Guglielmotti di affidare la direzione del ricovero alle Suore, ma per la scarsità di mezzi non era possibile averne tre come prescrive il regolamento degli ordini religiosi.
Nel settembre dell'anno 1943 aveva preso accordi con la madre provinciale per la venuta delle sospirate Suore, ma quando la sua nobile aspirazione stava per realizzarsi egli moriva raccomandando ai collaboratori di continuare a lavorare per questa santa opera di bene.
Oltre ai tanti nomi citati, fra i quali molti concittadini riconosceranno alcuni loro parenti, emerge anche che proprio in questo 2005 la casa di Soggiorno di Dro accende la sessantacinquesima candelina a testimonianza di una lunga ed intensa attività.
Una prima e fugace ricognizione fra gli incartamenti d'archivio dell'attuale Istituzione ha portato alla luce due interessanti documenti che fanno riferimento proprio a quei primissimi tempi.
Il primo è un inventario delle sostanze appartenute all'Ente Comunale di Assistenza di Dro (a cui si collegherà il neo costituito ricovero) e ci mostra come questo Ente fosse proprietario di alcuni fondi agricoli posti in diverse località nonché avesse in amministrazione titoli e capitali appartenenti alle Congregazioni di Carità di Dro e Pietramurata.
L'inventario porta la data del 30 giugno 1938, XVI° anno dell'Era fascista ed è firmato dal Presidente che è Aldo Guglielmotti.
Degno di nota è anche un elenco (riferibile agli anni successivi la 2' guerra mondiale) dei beni mobili di proprietà dello stesso ente fra cui ritroviamo letti, materassi, coperte, armadi, cassettoni, credenze, cassoni, tavoli, sedie ma anche una macchina da cucire, cinque crocefissi e tre timbri.
Più interessante ancora è il documento - anch'esso firmato dal Guglielmotti - che fissa le "Norme regolamentari interne della casa di riposo". Si tratta di 13 punti che rispecchiano la realtà del tempo e che per alcuni versi oggi ci possono far sorridere, forse stupire ma anche far riflettere.
E' il caso del punto n°1 in cui ai ricoverati viene richiesto "di essere docili ed obbedienti" e ancora di "prestarsi reciproca assistenza e sapersi vicendevolmente compatire ad aiutare".
Al n* 2 e 3 è richiesto loro di aiutare il personale nei lavori interni ed esterni così come di dare il proprio contributo alla coltivazione dei fondi agricoli.
Curioso il punto 4 che così recita: "Ai ricoverati è assolutamente di questuare sia all'interno che all'esterno dell'Istituto".
Al punto 6 leggiamo poi che "costituiscono mancanze particolarmente gravi le insubordinazioni, anche passive, verso le Autorità e superiori in genere - l'ubriachezza, la ingiurie, le minacce e le percosse - gli atti scandalosi e gli schiamazzi - le infedeltà anche fra ricoverati - i danneggiamenti volontari alla fabbrica, al fondo e a qualsiasi oggetto dell'Istituto - il contegno indecoroso sia dentro che fuori del Ricovero". Al punto 12 sono fissate poi le sanzioni, le "punizioni" che "possono andare dalla semplice ammonizione della Direttrice, alla privazione temporanea del vino [poi cancellata ndr.] o della libera uscita, pronunciata dal Presidente, ed anche all'espulsione dal ricovero, decisa dal Consiglio di Amministrazione nei casi più gravi".
Liboni Michele
Riferimenti bibliografici: