

Il costante innalzamento dell’età media ha determinato una maggiore incidenza delle
patologie neurodegenerative tipiche dell’invecchiamento. Nei casi più gravi, ma non
poco ricorrenti, si può arrivare ad una vera e propria forma di demenza conclamata,
oppure altrettanto frequentemente si assiste ad una riduzione dell’efficienza cognitiva,
quindi disturbi dell’attenzione, della memoria, difficoltà di concentrazione, di
ragionamento e calcolo, di logica, ecc.
In questa prospettiva appare evidente l’importanza di attuare strategie di prevenzione,
in grado di arginare l’invecchiamento mentale, con lo scopo di ritardare il più possibile
l’insorgenza patologica.
Fino a pochi decenni fa si riteneva che l’invecchiamento cerebrale e le sue
conseguenze fossero inevitabili e che fossero il risultato di un processo degenerativo
fisiologico dovuto alla morte progressiva dei neuroni e ad una loro impossibilità di
rigenerazione. Oggi, grazie a numerose ricerche nell’ambito delle neuroscienze, il
panorama si è modificato. La scoperta della plasticità del cervello, infatti, ha messo in
luce la possibilità di una ristrutturazione delle mappe cerebrali e un miglioramento della
funzionalità della mente attraverso esperienze di apprendimento. A tutte le età tramite
un allenamento mentale specifico, costituito da attività cognitive apposite, è possibile
mantenere in buona salute le funzioni cognitive ancora integre e svolgere un lavoro di
sostentamento per le capacità già danneggiate.